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Mezza Maratona Città di San Miniato

Dopo tre anni lontano dalla competizione, tornare a correre la Mezza Maratona Città di San Miniato è stato, prima di tutto, un piccolo riscatto personale. L’ultima volta era il 2022, poi un anno fermo per problemi di salute e, l’anno successivo, la beffa del certificato scaduto pochi giorni prima. Quest’anno nemmeno pensavo di esserci, ma l’incoraggiamento insistente degli amici Fabrizio e Gianmarco ha fatto scattare quella scintilla che aspettavo da tempo.

Quando, il sabato pomeriggio, ritiro il pettorale e scopro che il tempo massimo è di tre ore, anziché due e mezza, sento subito il cuore alleggerirsi. Era quella la mia vera paura: non farcela entro il limite. A Viareggio, a ottobre, avevo chiuso in 2h33’… qui sarebbe stata una sfida vera.

L’8 dicembre, come da tradizione, ci ritroviamo presto. Fa freddo, l’aria profuma di inverno e di adrenalina. Un caffè, qualche battuta nervosa e via verso la partenza. È sempre un colpo d’occhio incredibile vedere atleti, amatori e camminatori mescolarsi con lo stesso spirito: ognuno con la propria storia, ognuno con il proprio traguardo personale.

Lo sparo arriva alle 9. I miei compagni spariscono subito davanti, io resto indietro con il mio passo lento e prudente. So che oggi non devo inseguire nessuno, solo me stesso. I primi chilometri scorrono tra San Miniato Basso e Ponte a Egola, poi il percorso si apre, si allunga, diventa una lotta silenziosa contro la fatica e contro i miei dubbi.

A metà gara guardo l’orologio: poco più di un’ora e dieci. Bene. Nella seconda parte alterno corsa e camminata, stringo i denti, prendo aria, vado avanti. Nessuno dietro, nessuno davanti: solo io, la strada e le gambe che chiedono tregua.

Gli ultimi chilometri diventano soprattutto testa. Il sole si affaccia, il freddo lascia spazio a una temperatura più amica e, dentro, si accende quella fiamma che non ricordavo più. Taglio il traguardo in 2h31’23”. Per qualcuno è un tempo qualunque, per me una piccola vittoria: se me l’avessero detto prima, non ci avrei creduto.

Nel pomeriggio scopro di non essere arrivato ultimo in assoluto, anche se resto ultimo nella mia categoria. Sorrido: a volte il risultato non è dove arrivi, ma dove riparti.

E sono ripartito qui, sulle strade che conosco, pensando a un amico che non c’è più, Beppe Cerone, a cui la corsa è dedicata. Per lui, per me, per quel bisogno di sentirsi vivi anche quando si procede piano.

 

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